Cambiamenti prospettici: Monument Valley

Qualche giorno fa, in un momento di ozio durante un viaggio in auto, ho scaricato il videogioco Monument Valley.

La storia sulla quale ruota il gioco è quella di una principessa che deve liberare quelli che prima erano suoi sudditi.

Ogni livello è caratterizzato da una differente architettura che la principessa deve attraversare.

Ciò che mi ha attirato di Monument Valley, oltre alla grafica davvero gradevole, è stata la meccanica del gioco: per superare ogni livello è necessario che la principessa si rechi in un punto preciso e liberi dal suo cappello un oggetto geometrico. Fin qui tutto normale se non fosse che le singole architetture sono dominate dai modelli prospettici di Escher. Per risolvere il gioco è quindi necessario variare di volta in volta la prospettiva con cui lo si guarda perché “il sopra può essere sotto”: ciò rende il gioco un vero e proprio rompicapo.

Un attento lettore del mio blog potrebbe storcere il naso dinnanzi alla mia trattazione dei videogiochi che, come qualcuno di voi saprà, difficilmente mi assorbono davvero. Cosa c’entra Monument Valley con il mood del blog?

La chiave è il “cambiamento di prospettiva”. Non è banale cambiare nella vita il modo di approcciarsi alle persone, alle situazioni, agli stessi libri magari. Una mente aperta e pronta a rinnovarsi in bene è quella che riesce ad individuare ponti dove gli altri scorgono muri. Lo stesso concetto è valido per la creatività, per quel bagliore luminoso che nasce dal nulla e che, se afferrato, germoglia e si fa strada nel mondo.

Queste parole non vogliono essere un messaggio promozionale di quel videogioco, semmai della storia che vuole raccontare: Della principessa silenziosa che per liberare i propri sudditi e se stessa, percorre i piani prospettici più disparati ricordandoci bisogna tenere sempre a mente una cosa: i ponti esistono ma sta a noi percorrerli.

Andreanahood

2 commenti Aggiungi il tuo

  1. giusymar ha detto:

    Mi piace un sacco il modo in cui hai deciso di fare leva sull’importanza di essere duttili, proti al cambiamento e curiosi.
    Forse perchè concordo sul fatto che rimanere sempre arenati sui propri 4 passi ti tengono lontano dalla vera vita ed in qualche modo si è poi legati ai preconcetti.
    A dire il vero non so se ho reso l’idea. Scusa, sono un po cotta.

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    1. Andreanahood ha detto:

      Grazie! Sì, nell’articolo ho cercato di far leva proprio sulla duttilità della mente, sulla quale credo che debbe fondare una buona società, portandola ad una sana evoluzione. Sono felice che anche tu la pensi come me…e tranquilla, hai reso l’idea appieno!

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