Siamo ciò che abbiamo?

Tutti prima o poi ci ritroviamo ad indossare la nostra vita come una delle tante divise inamidate e pronte da essere esibite. È tutto confezionato, pronto ad essere mostrato e accettato da un fantomatico pubblico che applaude. Ma cosa c’è oltre il sipario, dietro ad ogni maschera?

Spesso ci sono solo occhi impauriti che non sanno dove posare lo sguardo. Siamo stati avvezzi a credere di essere ciò che possediamo ma non ci sentiamo mai completi. La società liquida dell’usa e getta ci chiamano. Non sarò ipocrita dicendo che in passato si stava meglio/peggio. Non c’ero e non saprei esprimermi in merito. D’altro canto la storia ci insegna che ogni epoca è caratterizzata da uno specifico problema sociale, per cui nulla può essere redento.

Ritornando al discorso dell’essere ciò che si ha, vorrei proporre la lettura di “Avere o essere?” di Erich Fromm. È un saggio che ho iniziato a leggere tempo fa e che, di tanto in tanto, continuo, cercando di diluirne la lettura per trarne il massimo insegnamento. Erich Fromm con un linguaggio chiaro e coinciso spiega, catalogando in vari punti, quanto l’avere sia per gli uomini motivo di affanno inutile ad arricchire l’essere.

Tutt’oggi questo saggio si rivela essere molto attuale.

Noi siamo quelli del “valiamo nella quantità del numero di like o di follower” che abbiamo.

A mio parere il problema non è il mondo digitale ma la quantificazione dell’essere umano che continua a ripetersi nella storia. Un eterno ritorno.

Una soluzione? Personalmente credo che non sia necessario trovare una scappatoia. Basterebbe convincersi che in milioni e milioni di simili, in ognuno si cela un universo inestimabile, fautore di infinite storie che potrebbe narrare.

Andreanahood

Un commento Aggiungi il tuo

  1. balsamomariano ha detto:

    Sono affascinato dalla tua recensione e, in particolare, dal modo con cui ha descritto la societá odierna-nessuno potrebbe desceiverla con termini migliori.

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